La platea dei beneficiari è rappresentata ancora una volta dalle partite Iva che nel 2019 hanno fatturato fino a 10 milioni, e che nel periodo assunto come riferimento dagli aiuti abbiano registrato un calo di volume d’affari di almeno il 30%. Come a marzo, questi soggetti sono divisi in cinque fasce, con percentuali di aiuto parametrate al calo medio mensile di entrate nel periodo di riferimento e decrescenti all’aumentare del fatturato 2019, dal 60% per le partite Iva fino a 100mila euro fino al 20% fra 5 e 10 milioni.
A cambiare sono i periodi di riferimento, che diventano due. Il primo è la replica esatta di quanto previsto a marzo. Per ragioni di velocità nel riconoscimento del nuovo giro di aiuti, il decreto-bis sui sostegni torna a considerare i cali di fatturato registrati nel 2020 rispetto al 2019. A tagliare i tempi c’è il fatto che gli interessati non avranno bisogno di fare alcuna domanda: chi ha ricevuto, o si è visto riconoscere e sta per ricevere, l’assegno in base al decreto di marzo, otterrà un’altra volta la stessa somma con il «sostegni-bis».
Chiusure e restrizioni anti-pandemia hanno però frenato le attività economiche anche nel 2021, e fin qui sono state ignorate dagli aiuti pubblici. Il secondo movimento previsto per il nuovo decreto punta a rimediare a questa mancanza. E replica gli stessi calcoli del primo, spostando però in avantii di tre mesi il periodo di riferimento.
Il calo di fatturato, e quindi la media mensile, non si calcolano più sul raffronto fra 2020 e 2019, ma sul periodo 1° aprile 2020-31 marzo 2021 messo a confronto con i 12 mesi precedenti. Se in questa fascia temporale aggiornata il calo di fatturato è stato più profondo, si avrà diritto all’integrazione.
ESEMPIO:
Una partita Iva con meno di 100mila euro di fatturato 2019 ha visto calare il proprio volume d’affari di 40mila euro nel 2020. Ha quindi ottenuto 2mila euro di aiuti con il primo sostegni e altrettanti ne riceverà con il secondo.
Aggiornando di tre mesi la base di calcolo la perdita complessiva sale però a 45mila euro, la media mensile del calo passa di conseguenza a 3.750 da 3.333 e l’aiuto totale a cui si ha diritto (60% del calo medio mensile in questa fascia di fatturato) sale da 2mila a 2.250. Facendo domanda, otterrà quindi i 250 euro di differenza.
CADUTA DEGLI UTILI FINE ANNO
A fine anno, poi chi lo vorrà potrà farsi calcolare l’eventuale diritto a un sostegno ulteriore in base alla caduta degli utili, nei casi in cui questo parametro indicasse che la reddittività è crollata in modo più pesante rispetto al semplice fatturato.
In ogni caso, per tradurre in principio i numeri serviranno i dati dei bilanci e soprattutto delle dichiarazioni fiscali, in arrivo il 30 novembre.